PRESENTAZIONE di
ELEONORA O LA FRUTTA MARTORANA
HEOI DEUSTO
Presentazione del libro:
¿Qué tienen en común un Arzobispo, una hermosa joven noble, una vieja mora y una Abadesa en la maravillosa ciudad de Palermo, allá por el siglo XIII?
Eleonora o la frutta martorana es una historia siciliana donde el poder, la fuerza de la pasión, el amor y la ironía son los ingredientes naturales del mito del marzapane más conocido como Frutta martorana.
Y como bien afirma el autor “la frutta martorana inspira y sigue inspirando, sea pueblo, pintor… o escritor, a todo aquel que la prueba, a todo aquel que la ama.”
Eleonora o la Frutta martorana es un libro en edición bilingue, español-italiano, traducido por Eleonora De Luca.
ELEONORA O LA FRUTTA MARTORANA
Cosa hanno in comune un arcivescovo, una bella giovane nobildonna, una vecchia mora e una badesa alla meravigliosa città di Palermo nel XIII secolo?
Eleonora o la Frutta martorana è un racconto siciliano in cui il potere, la forza della passione, l’amore e l’ironia sono gli ingredienti naturali del mito del marzapane, più conosciuto come “Frutta martorana”.
E come giustamente afferma l’autore, la frutta martorana
“ispira e continua ad ispirare
popolo, pittori o… scrittori
e tutti coloro che la provano
e tutti coloro che la amano.”
Introduzione
È un vero piacere condividere con voi, i miei compañi/e questa esperienza.
Gli orientali dicono che niente accade per caso.
Questo è il unico e vero motivo della pubblicazione di Eleonora o la Frutta martorana.
Il racconto cercava solo di essere un piccolo regalino per Eleonora De Luca.
Tuttavia, sta qui, tra noi, questo libro universale, femminile, contro i pregiudizi culturali e allo stesso tempo prodotto dei nostri miti e della nostra cultura europea.
https://www.slideshare.net/jcmarxxtinez/eleonora-o-la-frutta-martorana
https://www.slideshare.net/jcmarxxtinez/eleonora-o-la-frutta-martorana
1 e 2 FRUTTA MARTORANA -3 -4
Non c’era nessuna ragione speciale per invitare Eleonora a prendere un caffè. 5 Il corso era finito e io ero solo uno studente come un altro alle lezioni.
Comunque, anche adesso non so perché l’ho chiamata per invitarla. In ogni caso, ha accettato. Quando sono arrivato lei mi stava già aspettando. -6- Dopo i saluti le ho detto, con le mani alzate come un malvivente davanti ad un polizotto:
- Eleonora, voglio giurarti tre cose:
* Primo: Non so perché ti ho invitato
* Secondo: Non voglio flirtare con te
* Terzo: So l’età che ho e mostro, ovviamente. Lo giuro!
Dopo abbiamo parlato dell’ esperienza dell’insegnamento e dell’apprendimento dell’italiano nella scuola di lingue a Deusto. Ma, dentro di me io avevo una domanda, non dico stupida, o la domanda di un cretino, ma una domanda non molto normale per il primo incontro con la tua insegnante, giovane e bella:
-Raccontami una storia speciale della tua città. 7
Il viso di Eleonora si è acceso. Gli occhi hanno brillato. Appena ho lanciato la domanda senza pensarci due volte, ha esclamato:
Frutta
Martorana. Conosci la frutta Martorana?
-8
Io all’inizio ero perplesso, non capivo e ho pensato che stava scherzando.
-No. Ho assaggiato arance, limoni, ciliegie, pere, piante delle Isole Canarie…
Le ho ripetuto una grande lista di frutta mediterranea; però, no, sulla lista non c’era nessuna Frutta Martorana.
E subito mi ha raccontato non una bella ma una bellissima, meravigliosa, storia d’amore… per il marzapane. -9-
Tre caratteristiche della Frutta martorana:
È una storia della fine del medioevo.
È una storia di una città, Palermo
È una divertente storia d’amore.
Tre sono le chiavi della storia: 10
Un convento
Un giardino
Una ricetta molto particolare
In fine tre sono i personaggi principali della storia: 11
Eleonora, una bella ragazza siciliana di 17 anni
Samira, un’ istitutrice mora
L’ arcivescovo della città, possibilmente di origini normanne.
Il primo pensiero che mi è venuto in mente quando Eleonora mi ha raccontato questa storia è stato “nostalgia dei miti della città”, però allo stesso tempo è un racconto per demistificare.
Il tessuto culturale di Palermo non è semplice: ha un complesso stile di vita che guarda alla letteratura, all’ architettura e al mondo dei fiori. La ricchezza culturale di Palermo è un autentico crogliolo pieno di diversità, di complessità e di vitalità.-12- In Sicilia infatti, hanno abitato diversi popoli, hanno fatto affari fenici e cartaginesi, greci e romani, arabi e normanni, catalani e spagnoli. L’isola e Palermo sono un concentrato di lingue e di cultura grazie all’unione di gruppi etnici diversi nel corso della storia.
Tutta questa ricchezza ha fatto sì che “l’uomo più stupido o meno colto, nascesse con tre o quattro lingue”, con una conoscenza globale prodotta dalle invasioni e dal flusso migratorio. Ecco perché la sua dimensione reale e mitica.
Tutto questo aiuta a inventare il paesaggio descritto e l’anima del racconto, a partire dalle diverse anime dell’isola. È il fascino che oscilla tra la realtà e il mito quello che mi ha ossessionato fino a trovare la vera simbologia del racconto “Frutta Martorana”.13
Però allo stesso tempo, la storia si trova in un convento del XIII secolo dove i personaggi contribuiscono a proporre tre diversi stili di vita:
14-L’arcivescovo: un normanno molto particolare; è mosso da una febbrile, viscerale e irriducibile ossessione amorosa, o magari edipica.
-Eleonora: una giovane autentica, intelligente e ribelle.
15-Samira: una donna matura araba che sempre mira a orizzonti più ampi
Questi tre personaggi e stili di vita si incontrano in una società quasi medievale e cristiana. È qui che entra in scena il convento 16 y 17 e il mondo religioso di quell’epoca, molto sensibile ai valori culturali: siamo al tramonto del vecchio mondo nobiliare però non di quello religioso né di altri filoni culturali.
Alla fine, come in ogni buon romanzo c’è una trasformazione dei personaggi.18
La causa di una tale trasformazione non è altro che il marzapane, leiv motive del racconto, sempre protetto da un’intensità poetica e ironica che rende il racconto più bello e più divertente.
19. Sono sicuro che vi ho convinti a leggere il racconto; ma se così non fosse, per favore, non perdetevi il marzapane, ma non un marzapane normale, quello della frutta Martorana, la vera frutta Martorana, la cui ricetta – che potete trovare nel capitolo 8 del libro – ci è stata regalata dalla nonna di Eleonora De Luca.
Grazie mille.
Presentación de
Cuentos de las tres edades
(Burgos
01/10/2012- Feria del Libro)
DIAPOSITIVA 1
Buenas
tardes, queridos amigos, conocidos y lectores.
Presentar mis libros en Burgos no
es solo un placer: es regresar a mi ciudad y encontrarme con vosotros.
Comenzamos la presentación del
Libro Cuentos de las tres edades con un acto de
agradecimiento en primer lugar a todos vosotros aquí presentes, al Exmo.
Ayuntamiento de Burgos a través del Instituto Municipal de Cultura y Turismo y
a quienes hoy trabajan abriéndonos puertas, facilitándonos las cosas y
cuidándonos de todo mal, y también especialmente a la Asociación Provincial de
LIBREROS DE BURGOS que ha facilitado esta presentación en esta Semana de la Feria
del Libro de nuestra ciudad.
Y
por supuesto mi agradecimiento a Rico Adrados, S.L. que tan acertadamente
imprimió este libro.
Rompemos el esquema clásico
de presentación de libros y es el mismo autor, y en primer lugar, quien
presenta al presentador. ¿Por qué? La gran mayoría de los relatos del libro son
historias de amigos y conocidos. Oscar es un gran amigo. Los aquí presentes
sois mis amigos y me habéis estado apoyando estos 15 años de escritura y todo
ello nos permite hablar en familia rompiendo esquemas.
Oscar Vilda.
Se dice que todos estamos conectados en el universo y que con 3 ó 5 personas
podemos llegar a alguien relacionado con nosotros de una forma u otra. En el
caso de Oscar Vilda ha sido mi hermano con su obra de teatro negro AKASIA, Don
Carmelo y mi penúltimo libro de relatos Cuentos de la delicadeza.
Tres
cosas sobre Oscar Vilda:
1.
Es una
persona tan normal que es feliz como es, sin necesitar el minuto de gloria al
que muchos aspiran, basando esencialmente su vida en las emociones –intensas,
claras, las que llenan el corazón.
2.
Es fan incondicional
de su familia y hablar de ella le trasporta a un estado de felicidad
intermitente/permanente.
3.
Su sueño
es tener siempre sueños. Sabe que el día que deje de soñar no sabrá cómo vivir.
Oscar Vilda:
Para empezar, yo también tengo tres cosas que decir sobre
Carlos:
1.
Las personas
como Carlos emanan comunicación desde el segundo cero. Siempre me ha apasionado
la influencia de la “química” entre personas que no se conocen, la que hace que
en el primer instante sepas que habrá armonía con una persona o que, por el
contrario, los caminos son totalmente diferentes. Cuando conocí a Carlos la
química hizo su trabajo instantáneamente, su tono de voz hace que te sientas
relajado, es como la canción “El sitio de mi recreo” hecha persona.
2.
Me gustan sus
relatos cortos, es fácil meterse dentro de la historia y pensar que somos los
protagonistas, o que conocemos a alguien similar al personaje descrito.
3.
Creo que hay
sin duda tres tipos de escritores:
- Los que aburren y no hacen que conectes con la
historia (afortunadamente casi nunca me ha ocurrido,)
- Los que enganchan desde la primera línea y… hacen
que mientras lees el libro tengas dos vidas, la propia y la del personaje
protagonista.
- Los escritores que como Carlos enganchan desde la
primera línea y… tocan el alma. Dicen que el alma pesa 21 gramos. Yo creo que
pesa más, porque cuando la sientes es de cristal. Muy pocos autores tienen la
habilidad de hacerte ser consciente de tu alma. Carlos es uno de esos autores.
Su sensibilidad, su descripción de la fragilidad en sus personajes, la delicadeza
de sus líneas forman un conjunto en el que el lector se desdobla en su parte
humana y en su parte espiritual (el alma). Cuando leo un libro de Carlos,
realmente estamos dos leyendo ya que logra que mi alma salga de mí, se ponga a
mi lado y lea conmigo.
Conferencia en la presentación de
CUENTOS DE LAS TRES EDADES
3. Bajo el epígrafe “Los libros: desvelando mentiras, ocultando verdades” el autor nos va a mostrar algunas de las mentiras y verdades ocultas de la escritura, algo que a veces llamamos fantasía, o licencia de autor y que a menudo se convierte en patente de corso.
https://es.slideshare.net/jcmarxxtinez/cuentos-de-las-tres-edades-slides-de-presentacin DIAPO- 8
Dentro de Cuentos de las tres edades, desbrocemos lo dicho: INFANCIA
1.
VERDADES: Háblanos de la
intencionalidad del escritor: DIAPOS-9 ¿Cuál
es en realidad la verdadera intencionalidad del escritor en el primer relato “Duérmete,
niño”?: Cuento para mi médico de familia, Carmen, que estaba embarazada. Siendo
unos 10 años más joven que yo (50) me trataba como una madre. Duérmete, niño es esa relación intima
que solo un bebe puede tener con la madre.
La intencionalidad del escritor
surge con la chispa y la chispa surge de la necesidad de decir, de comunicar, y
también de agradecer, a una persona, a un acontecimiento, a una época o
personaje histórico. Te llama, te interpela, respondes. Y cuando esa chispa
surge, eres un condenado a muerte.
Así pues, la intencionalidad última de toda escritura es “responder a las propias necesidades”: un whatsapp, una carta, un verso, un mail, una queja, un sueño…
2. MENTIRAS: Cuál es la mentira del tercer cuento: Hector Alberto, Maite y …Africa
DIAPO-10
¿Cuál es la verdadera historia? Yo
la cuento así: Érase una vez un muchacho joven que, como José, tuvo un sueño
bíblico…
Y es que a través del lenguaje onírico
en todas las culturas creemos descubrir la verdad, las pequeñas verdades de la
vida, pero lo que a su vez hace es falsificarlas, deformarlas, como el lenguaje
verbal.
Cada vez que intentamos clarificar
un hecho, un acontecimiento, lo que de verdad hacemos con el lenguaje es
contaminarlo. ¡Ese es el éxito de la TV hoy día! ¡Esa es la razón de la
existencia de muchos políticos cuyas palabras, a menudo, desvelan sus propias
mentiras para ocultarnos la verdad de sus intenciones!
En el caso presente el joven soñó que adoptaba 2 niños etíopes; se lo dijo a su novia… y esta le dejó. Pasó un tiempo. Tuvo otra novia. Se lo dijo… y también le dejó. A la tercera novia… no se lo dijo. Y se caso! Un día, cuando sus hijos ya tenía 7 u 8 años le contó su sueño. Ella le respondió: “Vale”
Vayamos a la ADOLESCENCIA
3.
Hablanos de las MENTIRAS
y contradicciones de la adolescencia: Mamen
DIAPO-11
¿Cuántas veces habremos oído
justificar a los adultos: si los jóvenes no cometen locuras ahora que son
jóvenes, cuándo las van a cometer, de mayores? Personalmente cambiaría la
frase: quien ha justificado las propias locuras de su adolescencia justificará todas
las de su madurez.
Mamen: un alumno con una catana y
una profesora en clase.
Cuando presenté el texto a Mamen
para adquirir su permiso, lo leyó y dijo: “Ya puedes decir lo de “historia
basada en un hecho real”; incluso te has acordado de sacar la katana a escena”.
¿Oculto la verdad en dicha
narración –la profesora que se enfrenta a la ira incontestable de un
adolescente portando una katana- pues acorde con la profesora mi visión de
ella, del alumno paranoico y de la clase es pura recreación? ¿O desvelo lo que
ella misma no es capaz de ver, su grandeza humana y profesional, algo difícil
de aceptar por las personas que lo tienen, y las emociones humanas que se
crean, debido al miedo y a la confianza ciega en el otro, en el texto la
profesora?
Me gusta el final cuando el narrador dice: “Fran la mira por última vez como se mira al mito”. Para muchos es tan solo una frase bonita; pero para quien ha vivido con adolescentes, o mejor dicho, para muchos adolescentes (para mí mismo cuando lo fui: recordad el cuento de La monja) hay profesores que son realmente un mito, una verdad escondida en la belleza de una palabra dicha a tiempo, de un acontecimiento, o simplemente de un comportamiento que les quedará grabado toda la vida.
4.
Hannah: La verdad oculta
entre mentiras y las mentiras que dicen verdades.
DIAPO-12
Cuando leí -1972- La vida
sale al encuentro, de Martín Vigil, escritor juvenil de época, quise
escribir yo también una novela sobre adolescentes. Lo hice realidad 39 años
después con El juego infinito.
Cuando leí El Principito -1976- soñé con escribir un libro que enseñase las
cosas elementales de la vida. Un cuento para Hannah trata de eso, de hurgar en
las cosas elementales de la vida, de imaginar un planeta donde ocurren cosas
extraordinarias al contar las cosas más ordinarias, como que la amistad siempre
es caótica, que nuestros miedos a menudo son irreales, que nuestras grandes
preocupaciones se desvanecen en un
sueño, o una ilusión, que hay que aprender a reírse de uno mismo, que nuestras
obsesiones no tienen por qué tener un final dramático, que siempre existe
alguien dispuesto a escucharnos y a enseñarnos, si lo buscamos, claro.
III. Vayamos a la MADUREZ
5.
Háblanos del engaño de
las sensaciones: DIME QUE ME AMAS:
DIAPO-13
Leemos a los grandes poetas y nos
convencemos que la poesía es el grado más alto del descubrimiento de la verdad
y de la realidad que subyace en las palabras. El relato presente procede de una
experiencia de un compañero. Típico: alguien te pone las manos en los ojos
hasta que descubras quién es.
En el cuento, ese engaño de la piel, me permite descubrir un montón de sensaciones y comportamientos. Cuando tenemos esa experiencia, ponemos los sentidos a navegar, y a menudo a contracorriente. Fallamos, recaemos, nos desesperamos… Aquí, el autor, utiliza la prosa poética para conseguir su fin.
6.
Sigamos con las VERDADES:
¿Quién es exactamente Julio?
DIAPO-14
Julio es un punto y aparte en mi vida. En la vida real Julio intenta separar la verdad de la realidad, pero se halla rodeado de elementos que lo oscurecen. Por eso él provoca situaciones, cotidianas, sutiles, que desmientan lo que vemos y que clarifican la verdad entre tanta ocultación. Por eso él siempre ha buscado, como Antístenes, Aristipo o Platón en Sócrates, en los filósofos del lugar: el Pocha, el Campesino, el Gozoso… Como Sócrates no teme la muerte de manos de tradicionalistas o progresistas, de los políticamente correctos, de los intolerantes o de los hiper-tolerantes. Él sabe que el camino está lleno de palabras engañosas, por eso ante cualquier hipotética acusación de salirse de la realidad de la modernidad imperante él exclama sin miedo: “¡A mí, qué cojones me va a importar! Maricón el último y a quien le pique, que se arrasque.” -palabras muy castizas, aunque no políticamente correctas.
7.
MENTIRAS: El profesor… DIAPO-15
Verdad distópica (otra palabra de
moda) sobre los profesores. Verdad oculta. Acostumbrados a los escándalos TV
del abuso de algún profesor (o de algún cura, o de algún político; o sea, de
alguien que está en la vida pública), aquí, maquillado con tintes de modernidad
(reality show, break news, la vida en directo) se muestra la tragedia clásica
entre humanos al lanzar falsos testimonios y interpretar la realidad según
nuestra experiencia personal (otra vez Sklovsky), en este caso sobre un
maestro, algo mucho más frecuente que lo contrario. El cuento muestra la
angustia del protagonista que termina por revisar su vida por si hubiera un
tiempo oscuro y olvidado en el que él tuvo esa dramática influencia sobre sus
alumnos.
Alguien me preguntó: ¿Por qué no acaba la historia? Pues porque no quiero que triunfe la mentira, que eso es la realidad de la vida.
8.
VERDADES. El cuento de El
imbécil, ¿cuenta alguna verdad de la vida?
DIAPO-16
Si algo aprendí de mis 25 años en el teatro es que las grandes tragedias pueden ser divertidas, siempre y cuando no te toquen y te sepas alejar de ellas. En el libro no publicado Alexandria, del que procede este cuento, describo 5 debilidades humanas -la imbecilidad, el patriotismo, la traición, la ira, el odio- desde tres perspectivas diferentes: la social, la política y la religiosa Para el presente libro elegí al imbécil amoroso. El hecho social. En el presente relato dicha verdad, la imbecilidad, se muestra de forma cómica e irónica. Tal vez sea una bonita forma de recordar que cuando hemos estado plena y totalmente enamorados todos hemos sido un poco, o un mucho… imbéciles.
9. Finalmente, cuál es la VERDAD de ese cuento tan trepidante, irónico y divertido como es Un cuento para Christoph DIAPO-17
Conocí a Christoph en un Erasmus en
Alemania. Nos juntábamos 4 países (Alemania, Francia, Hungría, España), con 70
alumnos y una docena de profesores.
El día de la presentación, a
primera hora de la mañana, fue un desastre. Imposible comenzar antes del
mediodía. Christoph, a quien desconocía, estuvo conmigo en la espera. Cuando
estuvo hasta las narices me salta:
-Te habrás dado cuenta, Carlos, que
los alemanes no somos lo que creéis los españoles, perfectos, cuadriculados,
imperturbables, los mejores etc.
Hicimos amistad.
Cuando posteriormente me visitó en
Bilbao, -y, por cierto, posteriormente vino con sus alumnos a un colegio de
Burgos- un día le dije: Christoph, me gustaría que me contases una historia
alemana para reescribir un cuento.
Y me contó una maravillosa historia
de un Don Juan español en Alemania, donde la verdad de cada personaje es tan
clara, y risible, que nadie puede acabar la historia pensando que es mentira.
Bueno, la historia está … ligeramente literaturizada, pero el nombre del
personaje y su personalidad son correctas. Lo demás, ya lo dijo ALGUIEN:
Solo
podemos comprender la realidad desde nuestra propia experiencia
Y SI ESTO NOS FALLA, será porque hemos perdido la conciencia de la futilidad del mundo Y DE LAS PALABRAS. ¡Vaya frase!
Muchas gracias.